Epos e romanzo

di Giampaolo Donini

Michele Bachtin [Epos e romanzo, in G. Lukács, M. Bachtin et al. Problemi di teoria del romanzo, Torino: « Einaudi », 1976] propone un’interpretazione del rapporto tra romanzo e racconto epico-mitico. Secondo il critico letterario russo, il romanzo si oppone ai generi alti della tradizione, tragedia, lirica e, in particolare, l’epica, per alcune caratteristiche:

  1. i generi della tradizione nascono in un’epoca remota e non storicamente documentabile; il romanzo nasce invece dopo l’invenzione della scrittura e del libro;
  2. i generi della tradizione hanno un canone preciso (elementi formali e contenuti caratterizzanti); il romanzo non ha canone: il suo contenuto è in continuo divenire e coglie i mutamenti in atto nella realtà, adattandovisi. Questa è la sua caratteristica fondamentale.

Nel periodo a cavallo tra i secoli XVIII e XIX si assiste a una progressiva e inarrestabile crisi della concezione classicistica della letteratura. Il Romanticismo, poi, metterà definitivamente in dubbio l’autorità del canone della tradizione, accogliendo le istanze provenienti dal pubblico dei lettori. Questa corrente letteraria opera un rinnovamento dei contenuti, del linguaggio e dello stile, che ora si avvicinano alle esigenze dell’uomo e della civiltà moderna.

Il mondo dell’epopea è costituito da un passato assoluto: il passato eroico nazionale, inaccessibile, incomparabile col presente dei produttori e fruitori dell’opera anche sul piano dei valori. Il mondo del romanzo, invece, è quello dei generi piú bassi, da cui trae ispirazione: è un mondo accessibile, prossimo, che annulla la distanza epica e attinge al comico carnascialesco, ai dialoghi socratici, alla satira menippea, ecc.

Il romanzo ha una considerazione storica degli eventi. Esso parla del presente o tutt’al piú di un passato accessibile che è posto sullo stesso livello gerarchico del presente. C’è apertura al futuro e gli avvenimenti sono considerati nel loro divenire storico.

L’impossibilità del romanzo di cristallizzarsi in un canone è dovuta proprio a questo legame col presente, che lo rende il « genere dell’incompiuto presente ». Al tempo stesso, però, il passato raffigurato nel romanzo non viene attualizzato, ma è rappresentato nella sua oggettività. Non si opera, nel romanzo, una deformazione dell’originalità del passato: quel che cambia è la profondità, la vastità e l’acutezza dello sguardo che si getta sul passato, laddove il contenuto raffigurato non è intaccato da questa nuova capacità d’analisi.

Nel romanzo si scorge una mutazione nel modello temporale del mondo, che diventa « un mondo in cui una prima parola (un inizio ideale) non c’è e l’ultima parola non è ancora detta » (p. 209-210).

Mentre l’epica s’integra in un sistema di generi, il romanzo dissolve i generi; anzi, li influenza e li informa di sé. Se l’epica è il genere della memoria collettiva, il romanzo è il genere dell’esperienza, della conoscenza, della pratica.

RACCONTO EPICO-MITICO ROMANZO
nato in epoca non storicamente documentabile nato dopo l’invenzione della scrittura e del romanzo
s’integra in un canone, dotato di precisi elementi formali e contenutistici non ha canone; insegue il divenire della realtà, adattandovisi
appartiene a un passato assoluto, inaccessibile anche sul piano dei valori appartiene a un mondo accessibile, prossimo
passato lontano dai produttori/fruitori dell’opera presente vicino ai produttori/fruitori dell’opera
assenza di senso della storia: il passato è immutabile considerazione storica degli avvenimenti
fa parte di un sistema di generi letterari dissolve i generi letterari, influenzandoli
memoria collettiva esperienza, conoscenza, pratica

BIBLIOGRAFIA
H. Grosser, Narrativa, Milano: « Principato », 1985